Entrando nella biblioteca Grissom notò subito la mancanza di polvere dagli scaffali. “Gli acari qui non hanno vita facile”, mormorò.
“L’uomo dev’essere entrato da qui”, disse Warrick attirandolo con un gesto vicino alla porta sul fondo della sala di lettura. La sala aveva alte finestre sulla parete est che lasciavano entrare una tenue luce invernale appena sufficiente a illuminare l’intero locale. “Ho trovato questi due peli di barba sullo spigolo esterno della porta, come se qualcuno aprendola ci avesse sbattuto il muso. Uno a dieci che…. Ehm, scusa capo, ogni tanto mi sfugge… Giuro che ho smesso di giocare da molti mesi”, mentì.
Grissom lo squadrò di sbieco e quindi sibilò: “Prendi i campioni e mandali subito in laboratorio. Entro cinque minuti voglio sapere vita, morte e dna di queste due fibre che tu chiami peli ma che io definirei essere due serie di filamenti di cheratina prodotta nei profondi strati del derma. Lo sai che odio l’approssimazione, Warrick.”
Warrick si inumidì le labbra e sguainate le pinzette, con precisione maniacale, imbustò i due reperti come fosse l’ultima cosa dovesse fare al mondo.
Mentre il suo uomo imbustava Grissom s’incamminò verso il tavolo dell’addetta ai prestiti. Con la sua solita voce calma e priva di esitazione fissò la ragazza negli occhi e chiese: “Dov’è il libro che stava lì?” indicando uno scaffale completamente vuoto.
La ragazza si girò confusa e guardando prima l’indice del poliziotto e poi verso terra balbettò: “Ma lì non c’è niente, signore. Come fa a sapere che c’era un libro?”
“Vieni qua”, le ordinò suadente Grissom.
La ragazza si alzò dal suo posto e, sempre senza alzare lo sguardo, si avvicinò allo scaffale.
“Vedi? Qui non c’è niente. Se ci fosse stato qualcosa ci sarebbe rimasto un segno. Giusto?”
“Giusto”, disse lei.
Grissom chiese allora a Jim Brass, che era appena arrivato dal distretto con un foglio bianco, di tirare le tende ad oscurare le finestre. Indossò un paio di occhiali con delle strane e spesse lenti verdi, fece fare lo stesso alla giovane donna e al buio, dopo aver acceso una lampada arancione che accostò allo scaffale, disse: “Guarda, lo vedi ora?”
La ragazza gemette impaurita e dopo aver socchiuso le labbra e piegato di lato il capo, esclamò quasi piangendo: “No”
“Ecco!” affermò Grissom attirando l’attenzione di tutti i presenti, “E’ proprio qui che, sicuramente, l’uomo barbuto ha cercato il libro, stamattina. Non l’ha trovato e ora non ce n’è più traccia.”
“Capo”, urlò Sara entrando in quel momento nella biblioteca, “finalmente abbiamo i risultati del laboratorio sulla carta completamente bianca che non abbiamo trovato sullo scaffale!”
Grissom fece riaprire i tendaggi e alla luce chiese: “Bene, e cosa dicono?”
“Niente” rispose Sara, “non dicono proprio niente”
“Lo sapevo”, esclamò Grissom con una nota di mal celato orgoglio, “Lo sapevo” ripetè tra sé.
La bibliotecaria, allibita, si fece un po’ di coraggio e chiese: “Ma se non c’era niente perché lo cercava?”
“Questo è il nostro lavoro. Lo scopriremo” sentenziò Grissom con voce gelida, quindi uscì sfogliando, assorto, un grosso libro con le pagine completamente bianche.
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